Calcolare il codice fiscale è fondamentale per potersi confrontare con la realtà che vige in Italia. Il confronto con la fiscalità è davvero severo e per questo è necessario tenere a mente il proprio identificativo alfanumerico. In realtà, è abbastanza semplice calcolare la prima parte del proprio codice fiscale:
- Le prime sei cifre, infatti, identificano cognome e nome dell’intestatario.
- Seguono anno di nascita, mese e giorno.
- Infine, le ultime cinque cifre: quattro esprimono il luogo di nascita e l’ultima deriva da un calcolo algebrico e serve per evitare casi di omocodia.
Come calcolare il codice fiscale: semplici istruzioni per l’uso
Mentre alcuni dati sono davvero semplici da ricavare, altri, gli ultimi caratteri del codice fiscale, sono decisamente complessi. In certi frangenti, ricorrere ad un apposito calcolatore di codice fiscale online potrebbe essere la soluzione più pratica e veloce. Basta, infatti, inserire i propri dati personali per ricavare rapidamente il proprio codice alfanumerico.
Per calcolare il proprio codice fiscale, come già detto, bisogna costruire un codice alfanumerico, cioè composto da lettere e numeri. Esso, infatti, è formato da nove lettere e sette numeri. Serve per identificare ogni cittadino (anche gli stranieri in Italia) o residente sul suolo italiano ed è necessario a fini fiscali o amministrativi.
Nome e cognome
I primi sei caratteri si ricavano da nome e cognome. In questo caso, serve prendere in considerazione le prime tre consonanti del cognome e le prime tre del nome. È importante, però, conoscere le varie eccezioni. Ad esempio, è importante comprendere che cognomi con la stessa radice (Bianchi, Bianchini, Bianco) portano allo stesso risultato, per questo i casi di omocodia possono essere frequenti. Inoltre, esistono anche cognomi con meno di due consonanti, come Rosi: in questo caso, si usa la prima delle vocali.
Stessa cosa avviene per il nome. Altra casistica decisamente particolari sono i cognomi con due sole lettere: in questo caso, il terzo carattere viene sostituito dalla “X”. Un cognome come Fo’, dunque, diviene FOX sul codice fiscale. Niente di complicato: basta prestare le adeguate attenzioni.
Dopo il nome ed il cognome: come vengono stabilite le date di nascita
Successivamente al nome ed al cognome, vengono inserite le cifre relative all’anno di nascita. Ovviamente, vengono tralasciate le cifre relative al millennio ed al secolo. Quindi, una persona nata nel 1973 riporterà sul suo corrispettivo il numero 73. Le persone nate ad un secolo di distanza nello stesso anno riportano lo stesso codice. Anche questo contribuisce a creare omocodia.
Il mese di nascita, invece, viene indicato con una lettera corrispettiva. Da Gennaio a Giugno si usano le lettere A, B, C, D, E ed H. “A” per Gennaio,“B” per Febbraio e così via. Per i mesi da Luglio a Dicembre si usano le lettere L, M, P, R, S e T. Luglio “L”, Agosto “M” e così via.
Dopo il mese, ovviamente, viene riportato il giorno di nascita. Anche in questo caso, il codice fiscale prevede l’uso di due caratteri numerici. In questo caso, però, la faccenda si complica. In questo frangente, infatti, i numeri vengono utilizzati anche per identificare il sesso del possessore del codice alfanumerico. Infatti, alle donne viene aggiunto un valore pari a 40 al giorno della propria nascita. In questo modo, si distinguono Stefano e Stefania, che hanno le stesse consonanti all’interno del proprio nome.
Come ottenere il luogo di nascita
Infine, mancano cinque caratteri per completare il codice fiscale. I primi quattro riguardano il codice catastale della propria città di nascita. Essi, sono composti da una lettera e tre numeri. Tale codice è meglio noto come “Codice Belfiore” Ad esempio, i cittadini nati a Milano riportano F205 sul proprio codice, quelli nati a Catanzaro C352. Naturalmente, ogni comune in Italia ha il proprio codice. Questo significa che esistono circa diecimila combinazioni possibili. In rete è possibile reperire l’elenco completo di tutti i codici dei Comuni italiani.
Il carattere di controllo: necessario per evitare i casi di omocodia
Infine, l’ultimo carattere del codice fiscale è una lettera: il “codice di controllo”. Questo serve per evitare che si verifichino dei casi di omocodia.
Infatti, l’algoritmo utilizzato per ricavare questa lettera è dato dall’attribuzione di un valore numerico ad ogni singolo carattere presente nel codice. Il risultato va poi diviso per 26. Una volta effettuata la divisione, il resto viene convertito. Questo determina l’ultimo carattere del codice alfanumerico. Decisamente complicato calcolarlo a mente. Molto più semplice, invece, affidarsi ad un calcolatore virtuale.
Il codice fiscale rappresenta il documento centrale della vita burocratica e fiscale italiana. Attraverso questo codice, infatti, si riesce ad accedere a tutte le più elementari operazioni. Detrazioni fiscali, sgravi dovuti all’acquisto di farmaci, lavorare o pagare le tasse. Tutte queste opere sarebbero impossibili da compiere senza il codice fiscale.
Come viene gestita l’omocodia dalla pubblica amministrazione
Anche in caso di omocodia, il codice fiscale nella pubblica amministrazione è la chiave più utilizzata per risalire ad alcuni dati personali sensibili. Per questo è importante non perdere mai la propria tessera. Essa da libero accesso ai propri dati personali attraverso il calcolo del codice fiscale inverso.
Il meccanismo con cui vengono gestite le omocodie permette a chi genera il codice fiscale di distinguere le varie entità personali con una lettera: il carattere di controllo. Le possibili combinazioni sono più di 128: in questo modo si può evitare di incappare in due combinazioni identiche.