Dati preoccupanti quelli che riguardano il rientro al lavoro di donne guarite dopo essere state colpite da un tumore al seno. Questa patologia è purtroppo in aumento, forse non tanto perché aumentano i casi ma per via delle tecniche diagnostiche sempre più perfezionate che consentono una diagnosi più precoce rispetto a quanto era anni addietro, facendo aumentare l’incidenza della malattia.
In Italia l’incidenza del tumore al seno è sensibilmente superiore all’incidenza media Europea e all’incidenza degli altri Paesi dell’Europa meridionale. I progressi della medicina ha anche consentito un notevole incremento della percentuale di guarigione e una donna guarita non può chiedere altro che riappropriarsi in pieno della propria vita ma non è sempre così: su un milione di donne guarite che riprendono il lavoro, sono il 27,4% quelle che lo abbandonano, spontaneamente o indotte a questo.
Si tratta di un fenomeno grave e inaccettabile. Un conto è se si tratta di una libera scelta della donna, anche se socialmente sarebbe meglio che non fosse questa la scelta ma diventa una cosa grave se la lavoratrice viene in qualche modo costretta, indotta a lasciare il lavoro dal proprio datore di lavoro.
Eppure questo è un fenomeno reale, certificato, non sono numeri buttati a caso e la cosa dovrebbe preoccupare chi ha come compito quello di intervenire sulle tematiche del lavoro, trovando gli strumenti più adeguati per dare la massima tutela a queste coraggiose donne che dopo aver sconfitto il cancro si trovano penalizzate e non riescono a combattere il datore di lavoro.